Identity

Identity Lovers

Jlenia Ermacora

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L’identità è un fascio di linee divergenti che trovano nell’individuo il punto d’intersezione (Italo Calvino)

Le aziende hanno problemi crescenti di riconoscibilità e di distinguibilità: non solo e non tanto perché la società moderna presenta un tasso di sovraffollamento di segni che rende sempre più difficile manifestare i caratteri della propria distintività, quanto perché le imprese sono attraversate oggi da processi di innovazione tecnica e sociale che ridisegnano la mappa dell’economia. Per effetto di questi processi le imprese sono sempre più esposte alla perdita o alla trasformazione della propria identità: l’impossibilità di contare su un significato tradizionalmente condiviso aggregando il consenso intorno ad un nucleo di valori e credenze che quella identità sostengono. Se l’impresa ha subito una ristrutturazione, è entrata in nuovi mercati, ha acquisito altre aziende, ha aumentato la presenza sul territorio si trova a dover prendere in considerazione la sua identità. La complessità che si crea nell’organizzazione eleva la domanda di comunicazione e implica maggiore necessità di una cultura del dialogo, della comunicazione e del consenso.

La gestione di questo passaggio come realtà vissuta, all’interno e all’esterno , è un processo creativo i cui vincoli sono, da un lato, l’impossibilità di separare il contesto interno da quello esterno, dall’altro la necessità di rispettare il lavoro che i contesti adottano nell’attribuire significato alle diverse possibilità proposte di identità e azione.

La parola identità viene dal latino idem che significa lo stesso ed è probabilmente associato con identidem, che significa ripetutamente. L’identità è quindi la capacità di sapersi raccontare continuamente. Conoscersi è abbastanza difficile, rendere articolata questa conoscenza è ancora più difficile, ed essere capaci di mettere in rapporto le proprie aspirazioni e credenze con quelle di una società in fermento, è un compito che può spaventare chiunque perché si incontra la più profonda delle questioni: l’identità del gruppo di persone che si è, l’identità che si eredita, elabora, trasmette, rilascia.

Come afferma Gio Ditullio , Innovation & Identity Builder che lavora su questi temi da molti anni “ l’identità non si costruisce, accade, in ogni atto, in ogni momento. L’identità non è un artificio che possa essere prodotto e gestito da poche persone o divisioni specifiche: accade quando diventa motivazione e tensione creativa che coinvolge tutte le persone, quando si sviluppa a partire da incontri, incroci e contributi”

Per ragionare sull’identità di un gruppo o di un’impresa si parte dalle caratteristiche originarie, da quelle acquisite ma soprattutto da ciò che si sceglie di mostrare. In Wyde utilizziamo il metodo della progettazione identitaria collaborata: il giusto pensiero si forma cammin facendo, discutendo, approfondendo, aggiustando. L’importante è offrire contesti e situazioni attraverso le quali un gruppo di persone destinate a lavorare insieme trovi coesioni, equilibrio, spirito di squadra, identità collettiva. Questo metodo nasce dalla capacità di ‘dare senso al mondo’ mostrata dagli scrittori: usando gli strumenti dalla narrazione, ognuno potrà far emergere e sperimentare la propria capacità di raccontare sé stesso — così esplicitando il proprio possibile contributo alla vita dell’organizzazione. Portare alla luce la capacità di ognuno di ‘dare senso al mondo’ attraverso la narrazione.
Fare sentire ognuno — pur nel rispetti dei vincoli organizzativi e dei confini di ruolo – protagonista. In questo Italo Calvino ci suggerisce un’idea preziosa per l’oggi e e per le imprese: l’identità come forma in movimento, fatta di contiguità e condivisione di sguardi, piuttosto che d’esclusività o separazione.

Una delle modalità che con gioditullio utilizziamo nelle attività di facilitazione si basa sulle tecniche di narrazione, codificate a metà del secolo scorso da Paul Ricoeur e basate sugli studi sull’identità di Hannah Arendt. L’identità del soggetto narrante è sostanzialmente composta da due parti (ipse e idem) che, semplificando, possiamo declinare come matrici (le parti costitutive, che non cambiano mai) e codici (i comportamenti, le capacità, gli elementi variabili, evolutivi): dagli incroci tra matrici e codici scaturiscono i progetti (indici). Attraverso brevi ma intense conversazioni, l’emersione di questi elementi permette di cominciare a scrivere un chi siamo. In questa fase si privilegia l’aspetto conversativo (l’e/e), il modo arricchente; la conversazione permette di comprendere ed affinare la lingua di gruppo. Le conversazioni diventano un mezzo attraverso cui si ottiene un’esperienza o una partecipazione, qualcosa che ci metta al centro di un’attività unica, che soddisfi la voglia di emozione.

Molti dei progetti che ci hanno visto lavorare sul tema dell’identità hanno come esito la stesura di un Manifesto che rappresenta l’impegno della comunità. Un manifesto è una dichiarazione che rende note le convinzioni e motivazioni di una persona o di un gruppo. Scriverne uno insieme aiuta a chiarire in cosa crediamo, rafforzare le convinzioni alla base dell’energia per raggiungere gli obiettivi, immaginare un futuro al quale tendere, costruire un magnete per chi vuole far parte di quel mondo. Con Morag McGill abbiamo aiutato in questi anni gruppi e funzioni a lavorare sulle loro intenzioni attraverso la facilitazione e l’utilizzo di alcune “beautiful questions”:

1) HERE’S WHAT WE KNOW FOR SURE
La nostra saggezza. I nostri principi. Le nostre convinzioni

2) WE WANT TO LIVE IN A WORLD WHERE
Vogliamo vivere in un mondo in cui…
Cosa è diverso? Migliore?

3) WE WANT TO BE RECOGNISED FOR
Per che cosa vogliamo distinguerci, essere riconosciuti

Scrivere un Manifesto aiuta a chiarire ciò in cui credi, cosa vuoi contribuire. diventa un magnete per quelli che condividono gli stessi valori e convinzioni.
Aiuta a conferire focus e forza e facilita l’engagement verso l’interno. E’ questo l’obiettivo ultimo di ogni esperienza sull’identità: riconoscerci per coinvolgerci, scoprire la natura ultima del nostro esser comunità per rilanciarla e rifondarla nei suoi obiettivi, poterla raccontare anche all’esterno e farla diventare fonte di vantaggio competitivo.

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Jlenia Ermacora

Helping people & companies to widen horizons & drive change. All with love for Education & Growth. Co-Founder WYDE